Storia della Canapa

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Sulla canapa si può raccontare una lunga storia di coltivazione che ha coinvolto tanti popoli e territori, tanto estesa da poter essere considerata la pianta più coltivata al mondo. L’Italia era il secondo produttore mondiale dopo l’Unione Sovietica.

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I prodotti che se ne traggono e la semplicità di coltivazione, sono stati elementi che hanno favorito l’uso e la sperimentazione su ogni sua parte tanto da non sprecarne niente. Se si aggiunge che la coltivazione di canapa non necessita di preparazione del terreno con diserbanti e l’utilizzo di concimi o altri prodotti chimici, se si aggiunge che si tratta di una delle poche coltivazioni sempre verdi e con un alta produzione di ossigeno e consumo di anidride carbonica, allora si tratta di un vero dono della natura.

Della canapa non si butta niente, ci si fa una farina molto nutriente e un olio dalle caratteristiche uniche, ma si utilizza anche (soprattutto) il gambo per la produzione di tessuti che fino agli anni ’50 erano sicuramente i più utilizzati e popolari. Con la lavorazione dello stelo (canapulo) della canapa si produce un ottima carta e, nel periodo delle rivoluzioni industriali, si erano trovati altri usi per produrre plastica e combustibile naturale.
I frutti di questa coltivazione sono anche favoriti da un particolare adattamento della pianta a qualsiasi clima e territorio ospitale per la vegetazione. Ecco perchè la diffusione delle piantagioni di canapa, fino ai tempi più recenti, si riscontrava in tutto il mondo, coinvolgendo tutti i continenti compreso le americhe.
Proprio l’America che ne decretò ad un certo punto l’illegalità.

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“Marijuana Tax Act” del 1937 abolì la Marijuana perchè considerata droga, impedendo così qualsiasi tipo di coltivazione della canapa per qualsiasi uso.

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Era il periodo in cui gli immigrati messicani irregolari oltrepassavano in massa le frontiere cercando fortune negli stati ricchi d’america ma, allo stesso tempo, sconvelgendo l’equilibrio precario di post crisi economica che non avrebbe più permesso a nessuno di misurarsi con la povertà. L’odio raziale, la paura del ritorno alla crisi furono fomentate e istigate contro l’immigrazione tanto da vederne il pericolo nell’immagine comune del ladro, drogato e assassino.

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Era il periodo di Anslinger e del proibizionismo, Dupont, Rockefeller e i grandi magnati che riuscivano a dettare legge con il potere delle lobby, tanto che il brevetto del Nylon di DuPont sembrava minato da quello della plastica naturale in sperimentazione nello stesso periodo e la lobby del petrolio non poteva subire la sostituzione con l’olio vegetale. Serviva una legge che accontentava i potenti ed eliminava i disgraziati. La marijuana era un ottimo capro espiatorio per risolvere parecchie situazioni

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La Marijuana Tax Act si diffuse per tutto il mondo occidentale facendo all’improvviso scoprire a tutti che quella benedetta pianta che cresceva dappertutto, oltre ad essere mangiata e lavorata, caspita poteva essere anche fumata.

E se prima tutti la piantavano e pochissimi la fumavano, da quel momento in poi pochissimi la piantano e tutti se la fumano. Una vera legge da Sballo.

Ebbene si; la Canapa e la Marijuana o la Motta (messicano), Weed (americano), Ganja o i altri mille modi di chiamarla sono sempre nomi della stessa pianta che differisce per modo di coltivazione (femmina non inseminata se fumata) e selezione naturale (no OGM) con più o meno THC.

La distinzione cannabis indica/cannabis sativa utilizzata per indicare rispettivamente la canapa ad alto tenore di THC (marijuana) e la canapa a basso tenore di THC è un errore botanico perché la canapa è una specie unica.
In questo equivoco è caduta anche la normativa italiana antidroga.

Dal 1998 la coltivazione di canapa a basso contenuto di THC è di nuovo legale in Italia come in tutta Europa. Intanto diversi stati hanno già legalizzato la canapa per ogni suo utilizzo.

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Matteo Venturini